Dopo nove lunghi anni arriva il rialzo dei tassi dì interesse da parte della FED, che aumenta il costo del dollaro dallo 0.25% allo 0.50%.
Finisce così il prolungato periodo di politica monetaria “tasso zero” che ha prodotto notevoli risultati per gli USA ma che, alle condizioni in cui l'economia americana si trova attualmente, non poteva continuare.
Il fallimento di Lehman Brothers del 2008, innesco della crisi globale e della conseguente svalutazione del dollaro, è oramai un lontano ricordo. I dati macroeconomici americani, infatti, sono in continua crescita, così come le previsioni di medio termine che confermano una economia solida e stabile che non sembra aver più bisogno di una politica inflazionistica così forte.
È evidente che l'aumento del tasso d'interesse di soli 25 punti base non rappresenta di per sé una modifica sostanziale della politica monetaria americana, ma è il primo passo – dal 2006 ad oggi – nella direzione di una crescita che si possa definire “auto sostenibile”.
L'andamento positivo degli indici americani, subito dopo la conferenza di Janet Yellen, conferma le solide basi su cui si appoggia la rivalutazione del dollaro, basi che hanno spinto i principali listini americani a chiudere le contrattazioni di Wall Street con un rialzo superiore ad un punto percentuale.
Report fornito da UCapital.it